Altre applicazioni della blockchain nel retail

Il mese scorso abbiamo parlato di blockchain nel retail utilizzata come forma di pagamento, ovvero le cryptovalute. In realtà questa tecnologia si presta a molteplici altre applicazioni, e per comprenderlo meglio dobbiamo partire dalle sue caratteristiche intrinseche. La blockchain è un registro distribuito la cui particolarità è di garantire l’autenticità e l’integrità dei dati contenuti, inoltre ogni informazione inserita nella catena di blocchi è immutabile, e non cancellabile grazie ai sistemi crittografici alla sua base. Queste consente di certificare dei dati senza necessitare di un’autorità centrale che si faccia garante degli stessi.

Poiché la contraffazione dei delle informazioni diventa impossibile una prima applicazione che potrebbe venirci in mente è quella di usarla per certificare l’autenticità, e in alcuni volendo anche l’unicità, di un prodotto (o di un servizio). Gli NFT di cui si discute molto in fondo sono questo, autenticazioni di prodotti digitali. Si può applicare ad un capo di moda? Avere un registro con il possessore dell’originale, e quindi tutti gli altri sono prodotti non originali? Volendo sì, anche mantenendo l’anonimato del possessore (che si riconosce tramite una sequenza di caratteri univoca, ma non riconducibile pubblicamente ad un’identità precisa). Se posso tracciare un prodotto allo stesso modo posso estendere il concetto e garantire per un’intera filiera produttiva. Dall’alimentare al farmaceutico sono tanti i campi di applicazione dove c’è valore nel poter autenticare non solo la sorgente, ma anche i passaggi intermedi. Si tratta di esempi dove credo sia evidente il beneficio della certezza del dato.

Non sempre però è il prodotto ad essere tracciato sulla blockchain, oggi ci sono applicazioni legate ai programmi fedeltà. In questo caso la catena di blocchi viene utilizzata per tracciare ogni volta che vengono assegnati dei punti, spesi o magari trasferiti ad un altro account, con le stesse garanzie applicabili ad una valuta. In genere i vantaggi sono una maggiora flessibilità e fiducia per il cliente e possibilmente anche dei costi operativi più bassi per chi gestisce il programma.

Sempre tenendo a mente i principi di immutabilità della tecnologia vengono in mente altri casi di utilizzo, ad esempio per cercare un programma di garanzia, senza necessariamente richiedere uno scontrino. Appena il prodotto (o il servizio) entra sotto copertura viene generato un blocco dati con l’identificativo univoco, la data di inizio della garanzia e la relativa scadenza. Ampliando l’idea si potrebbe estendere a tutta la contrattualistica, un ambito in cui la blockchain (ed in particolare Ethereum) è già attiva da molto tempo. Potremmo certificare anche l’autenticità delle recensioni dei clienti, perché no?

Insomma ci sono tanti casi di uso, alcuni già relativamente diffusi, e altri ancora da esplorare. È quindi la blockchain l’innovazione che dovrebbe stare in cima ai pensieri dei retailer? No, ce ne sono altro con un impatto sicuramente maggiore, però anche essa merita una certa attenzione.