e qualche volta può essere un bene
Il mese scorso abbiamo concluso dicendo “Insomma, a volte basta guardare la stessa tecnologia (o idea) da un angolo diverso per trovare nuove soluzioni.” Ciò vale per applicazioni attuali, ma si può trarre ispirazione anche da qualche caso relativamente recente a prescindere dal fatto che non sia più in essere perché non ha avuto successo.
La stessa idea reinterpretata in un altro contesto, o con qualche variante, può produrre risultati interessanti; vale dunque la pena voltare lo sguardo verso qualche applicazione che magari ci aveva colpito pochi anni fa e ci eravamo annotato.
Prendiamo l’app Nike SNKRS; lanciata oramai da diversi anni tuttora sembra essere in ottima salute. Cosa consente di fare? Ad esempio fruire di contenuti esclusivi, come ricevere informazioni in anteprima sui prodotti, o la possibilità di ordinare serie limitate ed esclusive proposte solo ad alcuni clienti. In base a diversi criteri, non sempre noti, le offerte sono molto mirate. Quali possono essere i fattori di scelta? Ad esempio premiando la frequenza di interazione o in base alla geo-localizzazione. Perché?
Nel primo caso, forse il più comune da applicare, il brand ottiene più vantaggi. Da un lato incentiva l’utilizzo dell’app e quindi l’interazione con la marca, incluso l’assorbimento dei contenuti proposti, dall’altro alimenta la creazione della cosiddetta tribù. Il marketing tribale tra le altre cose sviluppa quel senso di comunità fra i clienti più affezionati al brand, aumentando la fidelizzazione e a volte trasformandoli in ambasciatori dell’azienda. Altre attività spesso premianti per il cliente sono la compilazione di questionari che forniscono all’azienda informazioni utili sia sul prodotto che sulla strategia commerciale.
Un esempio del secondo caso potrebbe essere legato ad un evento sportivo. In occasione della finale chi è presente all’interno della struttura può acquistare un’edizione speciale di una scarpa personalizzata per il tal giocatore. Un concetto facilmente trasportabile in altri ambiti, come concerti, o luoghi particolari; ben si presta a creare partnership con altre aziende da cui trarre mutuo vantaggio e cavalcare poi insieme nella comunicazione. Con l’esclusività io porto potenziali clienti, al tuo evento o struttura, io brand mi differenzio come il partner speciale di quell’iniziativa. Tornando alle comunità entrambi gli attori hanno il vantaggio di potersi rivolgere a due bacini diversi che sono solo in parte sovrapponibili.
Può funzionare solo per Nike? No, digitale, comunità ed esclusività li possiamo ricombinare in altri contesti. Il digitale è l’abilitatore che consente, ovvero semplifica notevolmente, la relazione con il cliente. Ad esempio una app permette di misurare l’interazione molto più facilmente ed economicamente di come potrei fare nel puro mondo fisico. Le comunità sono un concetto non sempre completamente compreso dalle insegne. Potrebbe non aver successo la comunità di chi fa la spesa con l’insegna X, ma potrebbe averlo quella dei compratori eco-solidali, di chi cerca il biologico, il piccolo produttore locale, ecc…
Quali altre idee possiamo andare a cercare, anche fra quelle defunte, da cui trarre spunti creativi?
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