Le idee migliori spesso arrivano traendo ispirazioni da settori paralleli, ovvero la contaminazione.

Come promesso torniamo a vedere qualche caso d’utilizzo di app, e più in generale di mobile provando a non limitarci agli usi più classici visti fino a ora. Voglio condividere qualche applicazione diversa, per spronare a pensare in maniera creativa ed andare oltre il pensiero tradizionale dove uso il mobile per selezionare prodotti, pagare o gestire una carta fedeltà.

Facciamolo anche lasciando il settore della grande distribuzione organizzata per correre nel mercato delle scarpe sportive. Quale è uno dei problemi principale nell’acquisto di calzature, incluso quelle da corsa? Scegliere la taglia giusta, sbagliarla oltre a creare insoddisfazione nel cliente comporta un elevato numero di resi con costi per il retailer. Un problema concreto e costoso. Per questo motivo Nike ha lanciato Nike Fit, un app dove il cliente può effettuare una scansione dei propri piedi e con l’analisi di 13 punti morfologici ricevere un indicazione precisa. L’app ovviamente funziona da casa e può essere utilizzata prima di un acquisto in e-commerce, se però il cliente entra in un Nike store l’app può interagire con uno specifico tappeto per dare consigli personalizzati basati anche sulla camminata. Un applicazione molto verticale, che ho scelto perché anziché partire dall’assioma tradizionale, nasce per rispondere ad un’esigenza della clientela. Quali sono i corrispettivi per un supermercato? Quali problemi posso risolvere ai miei clienti o potenziali tali?

Buttiamo ora uno sguardo nel mondo della moda. Net-A-Porter pubblica un magazine cartaceo: Porter. L’app del brand ha la capacità di interagire con la rivista fisica, i clienti possono scannerizzare le pagine per acquistare i prodotti che sono presenti sulla carta. Se invece fanno la scansione di un annuncio pubblicitario possono visitare il sito di quella marca. Secondo i dati forniti da Net-A-Porter il 78% dei lettori della rivista usa la app scannerizzandola. Un numero molto elevato che testimonierebbe come i clienti apprezzino tale funzionalità. Questo dovrebbe far riflettere tutte quelle insegne, non necessariamente fashion, che hanno un magazine per i propri clienti, penso anche a molte catene della GDO.

La realtà aumentata è un altro settore dove si possono trovare diversi spunti, i più salienti arrivano dal mondo dell’arredamento. Se la app della Nike deve aiutare il proprio cliente a capire se la scarpa calzerà bene il suo piede, quella di Ikea deve a sua volta visualizzare come quel divano calzerà nel salotto. Questo tipo di applicazioni sono sempre più diffuse in questo settore perché oltre a servire per capire su un determinato prodotto “ci sta” in un ambiente per le sue dimensioni, visualizzano anche se “ci sta” dal punto di vista estetico. L’ambito della realtà aumentata non è confinato al mondo dell’arredo, esistono applicazioni per configurare ed allestire virtualmente un autovettura direttamente dal concessionario ad esempio. Anche in questo caso la chiave è partire dall’esigenza dell’utilizzatore e capire come la tecnologia possa poi risolvere un problema.

Facilitare la vita al cliente vuole spesso dire facilitarne l’acquisto, e magari abbassare i costi di gestione come nel caso dei resi per Nike.

Nel mondo della grande distribuzione organizzata ci sono anche qui casi di uso o di funzionalità laterali che aiutano il cliente, fra le più immediate mi viene in mente la gestione della lista della spesa integrata con l’app dell’insegna. Sono convinto si possa andare oltre. Per capire le necessità dei propri clienti bisogna osservarli, anche qui il digitale aiuta molto, poiché ci consente di raccogliere grandi quantità di dati, e questo potrebbe essere il punto di partenza per le prossime riflessioni.